Un viaggio nasce da mille sogni, emozioni e sensazioni. A volte gli spunti li troviamo proprio leggendo un libro. Da un libro può nascere un sogno di viaggio inaspettato, ma un libro ci può prepare meglio all’esperienza che abbiamo deciso di vivere
Dalla nostra libreria vi consigliamo alcuni libri, per iniziare a sognare o per approfondire in vista di una prossima partenza
MAGIA DELLE ANDE
Gabriele Poli
Perù
Un tradizionale viaggio in Perù che, grazie all’incontro con Blanca, una giovane antropologa di Arequipa, si trasforma in un viaggio attraverso
le tradizioni, le cerimonie e i rituali meno conosciuti – e talvolta persino proibiti allo straniero – delle popolazioni andine e del popolo quechua. Feste di paese, danze, cerimonie, matrimoni e solenni rituali sciamanici si susseguono lungo il percorso che da Lima, Nazca, Arequipa, Moquegua arriva fino agli altipiani del lago Titicaca e termina sulla dorsale della cordigliera delle Ande. Un viaggio affascinante (oltre che un vero e proprio rito di iniziazione) alla scoperta delle tradizioni e delle pratiche magiche di un popolo dalla cultura millenaria, sopravvissuta alla furia devastatrice dei conquistadores e tramandata fino ai giorni nostri dai rituali misteriosi dei curanderos, gli sciamani-guaritori della tradizione ancestrale. Un libro unico, scritto senza abbandoni al misticismo ma con grande intelligenza e rispetto.
DOTTORE E' FINITO IL DIESEL
Alberto Reggiori
Uganda
Queste memorie di vita africana sono la quotidiana normalità di circa dieci anni (1985-1996) trascorsi da un medico chirurgo e dalla sua famiglia in Uganda, nell’Africa orientale, praticando la professione, curando i sofferenti nel letto d’ospedale o i moribondi in povere capanne. I differenti momenti della vita famigliare si sono intrecciati con gli avvenimenti del paese, spesso drammatici come accade in Africa. Guerre, epidemie, colpi di stato e sofferenze sono state il pane quotidiano che non ha impedito il sereno svolgersi della vita scandita anche dagli aspetti più belli: la nascita dei figli, la compagnia della moglie e degli amici bianchi e neri, la riconoscenza dei pazienti e l’incontro con le persone, piccole e grandi, incrociate lungo la strada di quegli anni. Il vero protagonista di queste stagioni spese ai tropici non è l’autore o i suoi amici, ma la grandezza di un’esperienza vissuta, resa affascinante da una Presenza, la presenza di chi non si può ancora vedere in faccia, ma che infonde passione e condivisione per ogni particolare della vita, anche per la sofferenza più dura. Il desiderio di non perdere la memoria di quegli anni ha portato alla lenta ma tenace stesura di queste note, inaspettatamente diventate libro, scritte con il sorriso sulle labbra, segno di una grande riconoscenza.
UN DRAGONE APPARENTE
Norman Lewis
Cambogia
Norman Lewis aveva il dono di intuire dove le cose importanti della storia stavano per accadere, e di farsi trovare li per testimoniarle. Nel 1949 questo luogo era l’Indocina, e in “Un dragone apparente”, Lewis racconta una civiltà sull’orlo del baratro, stretta fra l’imminente crollo del colonialismo e le tensioni che porteranno alla devastante guerra del Vietnam. Con uno stile inimitabile, leggermente ironico ma per nulla distaccato, Lewis restituisce al lettore una Saigon in cui la Francia coloniale si intrecciava con l’antichissima cultura orientale, in un equilibrio precario quanto affascinante. Si addentra poi nella foresta pluviale per documentare le popolazioni indigene sopravvissute all’abbraccio ambiguo dell’Occidente: i moï, i meo, i rhadé, i thai neri e i loro sconosciuti villaggi, le longhouse di vita in comune. E ancora: Cholon, Vientiane, Luang Prabang, Phnom Penh e le rovine di Angkor Vat. Incontra imperatori e schiavi, brutali proprietari di piantagioni e sensibili ufficiali francesi, persino il papa del caodaismo, il culto che annovera fra i santi Victor Hugo. Su tutto incombe l’ombra lunga del Viet-Minh, invisibile e minaccioso come la tigre nella foresta, combattente per l’indipendenza mentre l’oeuvre civilisatrice della Francia prende a sfumare nella tragedia di un mondo al tramonto.
WA - LA VIA GIAPPONESE ALL'ARMONIA
Laura Imai Messina
Giappone
Wa significa armonia, ma come tutte le parole giapponesi evoca molto di più. Wa è infatti tutto ciò che è mite, sereno e moderato, ma è anche tutto ciò che è giapponese. Wa è un prefisso, che come un sigillo si applica sulle cose e sui concetti. Un libro che è un un viaggio in Giappone attraverso 72 parole, come 72 sono le stagioni che compongono l’antico calendario giapponese; una guida non ai luoghi fisici del Sol Levante, ma al cuore dei suoi abitanti, anche a quegli atteggiamenti che risultano a molti “contraddittori, strambi, sbagliati” semplicemente perché non ne posseggono la giusta chiave di lettura. Aiuta a demolire pregiudizi, ad andare al “cuore” delle cose. Un’intensa full immersion nello spirito e nella cultura giapponese, quasi un manuale per chi vorrebbe imparare a conoscerla.
ASSALTO AL PARADISO
Ambrogio Borsani
Sri Lanka
Antichi viaggiatori come Marco Polo e Ibn Battuta raccontano che Adamo si rifugiò qui dopo la cacciata dal Paradiso Terrestre. L’isola che fu Taprobane, Ceylon e infine Sri Lanka ha attirato conquistatori feroci ma anche immigrati pacifici. Il più affezionato di tutti fu Arthur C. Clarke, che per 52 anni visse, amò e scrisse in questo Eden. Qui immaginò 2001 Odissea nello spazio e fu coinvolto in uno scandalo di pedofilia che venne presto messo a tacere. Agli inizi del secolo scorso Leonard Woolf passò sette anni nel Civil Service a Ceylon, ma quando gli ordinarono di incendiare la capanna di un indigeno si dimise e tornò a Londra per sposare Virginia. Pablo Neruda arrivò a Colombo nel 1927 come console del Cile, scrisse le sue poesie più belle, ma fu meno poetico con le donne, proiettando ombre che ancora pesano sulla sua vicenda umana. Al seguito degli inglesi arrivò il sedicente conte de Mauny: come un Des Esseintes equatoriale trasformò uno scoglio in una splendida isoletta con giardino all’italiana che poi venne acquistata da Paul Bowles. Tra i viaggiatori stregati dall’isola ci fu Nicolas Bouvier, partito in Topolino da Ginevra e approdato a Galle dove rimase stordito per sette mesi. Tra i talenti indigeni ci sono figure straordinarie. Come Geoffrey Bawa, architetto geniale e innovatore che progettava boschi verticali prima che li inventassero in occidente. Michael Ondaatje per fuggire da un padre squilibrato emigrò in Canada, dove ebbe risonanza mondiale con Il paziente inglese. Alle radici di tutto stanno le vertigini delle sconfinate mitologie Veda. E la grande rivoluzione dei canoni buddisti che qui per la prima volta passarono dalla forma orale a quella scritta. Poi arrivarono le invasioni selvagge degli occidentali. I cattolicissimi portoghesi erano impegnati a salvare le anime degli indigeni e a dannare le proprie con massacri e distruzioni. Seguirono gli olandesi, che potevano ammazzare per un sacco di cannella; infine gli inglesi, che si dedicarono a uno sfruttamento intensivo, più razionale, più cinico.
Questa terra ha generato immensi splendori. Quattro secoli di invasioni occidentali non hanno fatto in tempo a distruggerli tutti. Ora rappresentano la testimonianza di una storia millenaria, di una cultura tra le più antiche e affascinanti del mondo.
REVOLUSI
David Van Reybrouck
Indonesia
Erano gli anni quaranta del secolo scorso quando in Indonesia esplose la lotta per l’indipendenza. A lungo questa lotta è stata considerata un conflitto lontano e marginale tra una potenza coloniale, i Paesi Bassi, e la sua colonia, le Indie Orientali Olandesi. E invece ha scritto la nostra storia. Dopo la Seconda guerra mondiale e l’occupazione giapponese, l’Indonesia fu il primo paese a rivendicare con le armi la propria libertà. L’intervento inglese e poi, soprattutto, quello olandese, che avrebbero dovuto riportare l’ordine, scatenarono invece la prima guerra di decolonizzazione moderna. Quella lotta ispirò i movimenti per l’indipendenza in Asia, Africa e nel mondo arabo, specialmente dopo la leggendaria Conferenza di Bandung, la prima conferenza internazionale senza l’Occidente.
David Van Reybrouck ha lavorato per quasi sei anni a un’opera unica e monumentale, intervistando gli ultimi testimoni viventi della Revolusi. Nelle case di riposo indonesiane, nelle metropoli giapponesi e nelle isole più sperdute ha raccolto le memorie e le vicende di chi lottò per conquistare la libertà, imponendo una nuova direzione alla storia del mondo. Revolusi è un libro indimenticabile. Leggerlo significa immergersi in una cronaca avventurosa e travolgente, che commuove e fa riflettere. Un racconto nuovo e rivelatore della rivoluzione globale che iniziò in uno dei paesi più grandi e popolosi della Terra, eppure ancora poco conosciuto.
Anni quaranta, la Seconda guerra mondiale sta finendo. In Indonesia comincia la lotta per l’indipendenza dai colonizzatori europei. Lontano dall’Occidente nasce il mondo nuovo.
La storia ricomincia qui, questa volta scritta dai vinti.
Un libro monumentale sulla conquista della libertà
GORILLA NELLA NEBBIA
Dian Fossey
Uganda
È il 1963 quando la giovane Dian Fossey lascia il suo lavoro da educatrice e l’America alla volta del continente nero, con l’obiettivo di studiare una specie di primate di cui si sa poco o nulla: il gorilla di montagna. Dian ha un carattere duro e determinato e riuscirà a trasformare una capanna nel bel mezzo della foresta equatoriale, a più di 3000 metri di quota, nel Karisoke Research Centre, che ancora oggi ospita scienziati da tutto il mondo. Alla fine del 1985 verrà uccisa nel cuore dell’Africa centrale, in circostanze misteriose mai chiarite. Questo libro autobiografico – diventato uno dei testi più importanti e noti nell’ambito dell’etologia – ripercorre gli anni trascorsi a studiare i gorilla, i magnifici incontri con le famiglie di primati, le lotte estreme contro i contadini e le autorità locali, i sacrifici che Dian ha dovuto affrontare per portare a termine il suo lavoro.
UNA CASA A BALI
Colin Mcphee
Indonesia
L’isola di Bali è stata un mito della nostra epoca molto prima che questo termine «mito», così delicato da maneggiare, entrasse nel linguaggio comune con il risultato che tutto è «mitico» oltre che «allucinante». E anche molto prima che Bali diventasse un supermarket dell’esotismo a prezzi ridotti dove si commerciano Articoli Artigianali Globali rintracciabili a Chimaltenango come a Timbuctù.
Fino al secolo scorso la popolazione dell’isola era accusata di una ferocia non riscontrabile in altre aree dell’Indonesia. Il rovesciamento dell’immagine di Bali, diventata qualcosa tra il paradiso perduto e poi ritrovato e l’isola dell’amore libero, è stato la felice creazione di uno scelto gruppo di artisti e intellettuali europei in fuga, negli anni Venti e Trenta, dalla solita maledetta civiltà europea e da altre più realistiche minacce.
Nel secondo dopoguerra la fama già molto grande di Bali venne ampliata e consolidata da Una casa a Bali, forse il libro migliore e certamente il più suggestivo mai pubblicato sull’isola. McPhee lo scrisse dopo aver abbandonato la sua amatissima isola e una casa stupenda costruita in mezzo a una verzura lussureggiante e con la vista sul fiume.
Il suo grande merito è stato quello di averci dato un ritratto impareggiabile di un mondo ora definitivamente scomparso, attraverso lo studio e l’analisi di una musica mai sentita e che dopo è stata paragonata agli esperimenti dell’avanguardia europea dei primi del Novecento, servendosi di una scrittura in cui l’attrazione fatale provata da Colin McPhee è ironicamente commentata senza lasciarci presagire la tragica fine del suo autore.
VIETNAM SOUL
Nguyen Huy Thiep
Vietnam
Questa edizione riunisce tutti i racconti del celebre scrittore vietnamita contemporaneo Nguyên Huy Thiêp. Spesso paragonato a Checov, Thiêp ritrae il mondo corale dei villaggi del Vietnam riuscendo a cogliere con pochi tratti l’essenza delle cose. Gli eventi del quotidiano fanno da trama alla fine osservazione di caratteri, credenze, trasformazioni che contraddistinguono le zone del paese lontane dai grandi centri cittadini. Con uno stile antiretorico e conciso, l’autore fa emergere una realtà cangiante, la straordinarietà e l’insensatezza della vita, l’ironia e la forza del suo popolo. Senza tuttavia risparmiare una critica sociale e politica al suo paese, come nel celebre racconto “Il generale in pensione”, in cui il potere percepì il pericoloso stravolgimento dei gloriosi ideali rivoluzionari e i giovani colsero l’audacia di uno spirito libero. La raccolta è accompagnata dagli scritti di Claudio Magris e Franco La Cecla e dal discorso tenuto da Nguyên Huy Thiêp in occasione della consegna del Premio Nonino
PELLE DI LEOPARDO
T. Terzani
Vietnam
Il volume propone due libri di Terzani, pubblicati per la prima volta insieme. Il primo, intitolato “Pelle di leopardo” in riferimento alla carta del Vietnam a chiazze, a seconda che una zona fosse occupata da una o l’altra delle parti in lotta, si presenta come il diario dei due anni (1973-1975) trascorsi dall’autore a seguire le varie fasi del conflitto vietnamita. Il secondo, “Giai Phong!”, è un racconto che ricostruisce i retroscena diplomatici e di guerra di quei mesi febbrili. Scritte letteralmente tra due fuochi (quello americano e quello dei vietcong), queste pagine descrivono non solo le battaglie e gli orizzonti dello scontro, ma anche le vicende “semplici” della popolazione civile, tra fabbriche, scuole, chiese, rivoluzione e sentimenti.